Gaetano Grillo è un artista dotato di uno stile originale, e non confondibile con quello di altri autori, a suo maggiore merito. Personaggio poliedrico ed intellettualmente irrequieto Grillo, molfettano trapiantato a Milano ma profondamente radicato nella sua terra d’origine, di cui è eccellente ambasciatore, è apprezzato docente di pittura all’Accademia di Brera, dopo avere insegnato per anni a Torino, ed è coordinatore del progetto editoriale “Academy”, dedicato al mondo, creativo ma in Italia assai sottovalutato, delle Accademie di Belle Arti. L’artista vanta un curriculum di livello internazionale e del suo lavoro, tra gli altri, si è interessato una personalità del calibro di Gillo Dorfles. A metà degli anni ’80 Grillo ha fatto parte del gruppo “Stazione Centrale”, radunato attorno alla galleria milanese di Enzo Cannaviello, insieme ad Arcangelo, Francesco Bonami, poi divenuto curatore internazionale, Natà e Marco Nereo Rotelli, quest’ultimo presente in mostra. Come ebbi a scrivere in una presentazione del 1998, ad oggi del tutto attuale, quello di Grillo è un progetto centrato sulle stratificazioni del linguaggio. L’artista realizza, con grande equilibrio formale, collage in cui assembla immagini tratte da ambiti di memoria e luoghi del linguaggio, desunti dalla storia dell’arte, dagli alfabeti antichi e da quelli contemporanei, per passare alla pubblicità ed al vissuto personale e quotidiano, cercando, riuscendovi, di chiudere un cerchio che collega indissolubilmente passato e futuro per dare un senso al presente. La pittura di Grillo, pur privilegiando l’ambito bidimensionale, effettua frequentemente arditi sconfinamenti nell’installazione. Un chiaro esempio di pittura concettuale, come esemplificato dall’installazione realizzata dall’artista per il Museo d’Arte Urbana, dove campeggia la scritta, “I paint therefore I Am”(Dipingo quindi sono).